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PALAZZI NEL TEMPO

Questo percorso è stato pensato per avere un inquadramento molto ampio, sul lungo periodo, delle trasformazioni che hanno portato i palazzi di Prato ad essere come oggi li vediamo, cercando di indagare i motivi politici economici e sociali che hanno spinto, dal 1300 a oggi, verso la conversione di uso, funzione o forma di queste architetture. Questo percorso è per così dire propedeutico agli altri percorsi tematici sui palazzi pratesi, poiché inserisce i palazzi da noi individuati nel contesto storico in cui sono nati e in cui hanno subito le maggiori modifiche.

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Tra il XIV e il XV secolo Prato è una terra in involuzione: le congiunture storico economiche fanno sì che le strutture preesistenti vengano fuse o distrutte. Un caso esplicativo sono le torri medievali che entrano a far parte delle abitazioni magnatizie, con il piano terreno adibito a fondaco o loggiato. Resti di questi importanti cambiamenti si trovano in Palazzo Banci Buonamici e Palazzo Pretorio. Durante questo periodo l’assoggettamento della terra di Prato a Firenze fa sì che i nobili pratesi ricerchino la residenza in Firenze, mentre i pochi (Inghirami e Novellucci) che la prendono a Prato, edificano palazzi secondo la moda dei palazzetti fiorentini.

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Il XV e il XVIII secolo sono condizionati dalla presenza di una corte, quella medicea, nella vicina Firenze grazie alle elargizioni nobiliari della quale, i magnati pratesi tornano in città da nobili, ostentando nuovi stemmi sui loro palazzi. Per lo stesso motivo i nobili pratesi nel XVI secolo saranno spinti a chiudere i loggiati, così da nascondere agli occhi esterni le attività mercantili che vi praticavano. Queste modifiche strutturali si notano su Palazzo Inghirami. La ricerca del lusso derivante dalla nuova condizione sociale porterà a risultati eccelsi quali Palazzo Novellucci.

Il XVIII secolo riporta in auge la classe mercantile che tuttavia, grazie alla nuova reggenza lorenese, assumerà anche vari titoli nobiliari. La mobilità sociale che ne conseguì ebbe ripercussioni sulla struttura, soprattutto interna dei palazzi: si ampliarono gli spazi e si cercò di renderli più confortevoli, adatti alle esigenze della famiglia. La famiglia Vaj non fece eccezione, anzi fu una delle casate maggiormente attive nel rinnovamento dei propri ambienti.

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Dal XIX secolo l’industria tessile avvia un processo di crescita esponenziale, la cui importanza ovviamente incide anche sulla condizione delle abitazioni magnatizie e in generale su quelle del centro storico. Se infatti Palazzo Inghirami era occupato al piano terreno da un magazzino per gli stracci, la situazione si ripeteva in altri palazzi e lungo diverse vie (via dell’Accademia, via Tinaia, via Giudea). Nell’estate del 1898 era un problema non solo fetore, ma anche l’ingombro degli stracci poiché i negozianti sballavano i colli sulla strada e lì rimanevano tutto il giorno. Nonostante questa vivacità intra moenia, i maggiori cambiamenti in ambito urbanistico di questi decenni caratterizzano le aree suburbane e non il centro.

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