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PALAZZO VAI

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Le trasformazioni di Palazzo Vai seguono appieno le strategie di ascesa della famiglia omonima che lo ha costruito, ampliato e consolidato durante il ‘700. Situato in Via Pugliesi n’26 oggi occupa gran parte dell’isolato, ad eccezione sul lato di Via Benedetto Cairoli con il Teatro Metastasio, e rappresenta uno dei più grandi palazzi della città in stile neoclassico. Inizialmente costruito su alcuni corpi di fabbrica ed massiccia casa-torre nel XVIII si presentava con la facciata su Via Verdi e con annesso un giardino all’italiana poi soppresso. In questa fase di ristrutturazione, le antiche mura medievali della prima cerchia, vengono utilizzare come struttura per il salone principale sul giardino di Via Verdi e il complesso è articolato in più stanze tra loro comunicanti arieggiate da sei corti interne.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Con Lorenzo e Andrea, rigattiere e lanaiolo poi ammessi nel 1750 al patriziato di Firenze come gonfalonieri, viene acquisita anche la chiesa di S.Giorgio nel 1785 e viene affidato l’ampliamento della residenza all’architetto Ristorini e poi al Valentini, quest’ultimo valorizzerà il fronte su Via Pugliesi.  Il Ristorini, in particolare, si occuperà di rendere la residenza più confortevole, prevedendo un vestibolo centrale al piano terra, l’accorpamento delle corti interne, la realizzazione di una scala principale di collegamento e di un salone al primo piano. Per celebrare il loro nuovo ruolo sociale in città, la famiglia Vai non badò a spese e si cimentò, come i Gini, in una specie di gara emulativa ad ingrandire ed abbellire il proprio palazzo. In costante ascesa fin dal ‘400, i Vai, il cui capostipite Simone di Vanni, un pellicciaio abitante di porta S.Giovanni a nord della città, divennero rigattieri e lanaioli nel XVI secolo ed erano già titolari di consistenti proprietà immobiliari, tra cui alcune botteghe di speziale, berrettaio e scarpettaio nei pressi di Porta Travaglio, a nord-ovest della città. Nella seconda metà del secolo avviarono l’attività di finanzieri e alcuni membri si trasferirono a Roma. Nel XVII secolo Simone di Baccio divenne presto tesoriere del cardinal Barberini e computista del Papa mentre il fratello Stefano, legista di fama, intraprese una brillante carriera curiale, tanto che la morte sembra averlo sottratto ad una sicura promozione al cardinalato. L’altro fratello Vaio, invece, prosegue l’attività di finanziere con notevole successo e accumulando un consistente patrimonio (circa 7000 scudi) che permisero al figlio Giovanni di proseguire il consolidamento della ricchezza della famiglia mediante l’acquisto della villa del Mulinaccio, cuore della proprietà rurale della famiglia. Il chiaro intento di ascesa sociale di questa famiglia è testimoniato anche da quanto ci perviene dal racconto di Ademollo su Firenze ai tempi dell’assedio, in cui si parla di una famiglia, divenuta Vaj a Prato intorno al 1450, che si credeva discendente dell’importante casata storica dei Signori Pilli del Contado Fiorentino.


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Nella prima metà del secolo successivo la posizione della famiglia è stazionaria e il palazzo assume la configurazione attuale con gli interventi di rifacimento di immobili e casamenti che all’oggi compongono la proprietà dell’Associazione Industriale e Commerciale dell’Arte della Lana. Nel 1876, invece, alcuni ambienti vengono affittati come il primo piano, comprendente il salone di rappresentanza, occupato dalla Società dei Misoduli, prima insediata in Palazzo Dragoni, che permarrà fino al 1977, in cui negli anni ’40 e ’50 si poteva partecipare a giochi d’azzardo notturni. Agli inizi del ‘900, il palazzo viene ceduto alla Società dell’Arte della Lana, dopo che la famiglia si trasferisce definitivamente nella villa rurale del Molinaccio fino all’estinzione del casato nel 1940, la quale incentiva interventi di riordino funzionale e di progressivo ammodernamento dei fabbricati. Per il resto, Via Pugliesi diventa un importante asse commerciale ed economico cittadino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nel 1941 il palazzo viene notificato come di interesse da parte dello Stato (R. Soprintendenza alle Antichità e Belle Arti) e quindi vincolato per legge (ex lege 1089/1939). Gli interventi successivi riguardano la costruzione post-bellica in cui il palazzo subì numerosi danneggiamenti con gravi problemi strutturali. Nel 1951, quindi, si rende necessaria la demolizione e il rifacimento del salone dei ricevimento e la ricostruzione del terzo piano, con imponenti opere di consolidamento.

Inoltre, si coglie l’occasione per rifunzionalizzare alcuni ambienti, per cui nel 1955 si realizzano

due nuovi appartamenti nel sottotetto prospiciente alla piazzetta, viene sopraelevato l’edificio

a fianco del giardino di Via Verdi, viene demolita e ricostruita una porzione di fabbricato su

Via Garibaldi e vengono rinnovati i locali di arredo del piano primo per la società dei Misoduli

dall’arch. Italo Gamberini.

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Più recentemente, nel 1986, si effettuano modifiche ai locali su Via Fior di Vetta e alcuni locali del pianto terra e del piano secondo vengono occupati da uffici comunali, fino al 1999. Dagli anni ’90 ad oggi, invece gli ambienti sono stati rifunzionalizzati al fine di accogliere dal 2001 la Monash University, attività commerciali in alcuni locali a piano terra, abitazioni ed uffici al piano

primo, secondo e terzo e infine, l’insediarsi della casa comune delle professioni e degli studi, che ha portato avanti un minuzioso e attento progetto di ristrutturazione integrale del palazzo.

Il completamento della residenza si ebbe nel 1825 dopo che vi furono commissionati anche molti lavori artistici interni e in cui vi lavorarono personaggi di diverso calibro: Catani, Formigli, Rafanelli, Castagnoli, Di Podestà, Bertini, Fortini, Arrighi.

L’opera più impegnativa del Catani fu la decorazione pittorica della cappella, in cui fino al Seicento nella chiesa di San Giorgio “si praticava ogni sera il pio esercizio dell’esame di coscienza, seguito da letture spirituali ed orazioni e, due volte alla settimana, la disciplina ossia la flagellazione penitenziale” (Centauro, 2011): oratorio a pianta quadrata, arricchito da stucchi e ornamentazioni a finto marmo con trabeazione sormontata da una cornice, sulla quale si impostano due lunette laterali. Su di esse furono dipinte monocromo su fondo rosso, entro tondi, le Virtù Cardinali alle quali il pittore affiancò nei pennacchi della cupola le immagini di quattro Santi: Stefano, Lorenzo, Giorgio e

un Santo Papa, dei quali, i primi due costituiscono una richiesta dei committenti con chiari intenti celebrativi di membri della famiglia ovvero monsignor Stefano Vai e lo stesso Lorenzo, diretto committente. Mentre il riferimento ad un Santo Papa, anche se più difficile da interpretare, potrebbe coincidere con l’omonimia di Papa Silvestro con un altro membro della famiglia che fu conservatore in Campidoglio.

Centauro, 2011

Centauro, 2011

Centauro, 2011

Centauro, 2011

Nata nel 2010, come aggregazione di otto professioni operanti nel territorio pratese, rispettivamente gli Ordini dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili, degli Architetti Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, degli Avvocati, dei Consulenti del Lavoro, dei Farmacisti, degli Ingegneri, il Collegio dei Geometri e dei Geometri Laureati e quello dei Periti Industriali e dei Periti Laureati dell’Ordine dei Dottori Commercialisti. Come si può vedere, il palazzo ha subito la maggior parte delle modifiche dal XX ad oggi, sintomo di una società continuamente mutevole nei suoi bisogni che rifunzionalizza, in base alle esigenze e a causa di posizioni centrali prestigiose, le proprie strutture.

BIBLIOGRAFIA:

1. G. A. Centauro, P. Puggelli, La casa comune delle professioni e degli studi a Prato. Restauro e riabilitazione funzionale di Palazzo Vaj, in Prato Storia e Arte n'110, Fondazione CR Prato, 2011

2. E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968

3. E. Nesi, L'età dell'oro, Bompiani, 2006

4. C.Morandi, Alla volta della capitale granducale (1790-1800), in Prato Storia e Arte n'108, Fondazione CR Prato, 2010

5. C. Guasti, Bibliografia pratese compilata per un da Prato, Forni Editore, Bologna, 1844

6. De Feo F., Cesare Guasti : schede bio-bibliografiche e antologiche, Prato : Biblioteca comunale Alessandro Lazzerini, 1989

7. A. Ademollo, Marietta de' Ricci ovvero Firenze al tempo dell'assedio. Racconto storico, Firenze Stab. Granducale, 1845

8. AS, Albero Istorico genealogico della nobile famiglia dei signori Vaj di Prato fatto dal prete Gaspero Taviani di Pistoia nell'anno 1816, Carte Vaj, n'172

 

SITOGRAFIA:

1. http://www.artedellalana.it/#Storia&sez=1

2. http://www.comune.vaiano.po.it/il-territorio/villa-del-mulinaccio/la-storia

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