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PALAZZO DRAGONI

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Palazzo Dragoni è situato prospiciente su Piazza della Cattedrale, leggermente defilato rispetto alla facciata del Duomo; stando ai ritrovamenti fatti durante uno scavo nel 1839, sorge su un’area cimiteriale risalente a Carlo Magno, vista dalla datazione delle ossa e di alcune monete rinvenute a circa 7 metri al di sotto della quota della strada e su un’antica torre, distrutta nel 1293. Fu edificato nel ‘700 dall’omonima famiglia Dragoni, riconosciuta nobile nella prima tornata di registrazioni, tra il 1763 e il 1765, dopo aver fatto fortuna nel XVI secolo come speziali. Al piano terreno si può vedere ancora oggi in una nicchia circolare, un affresco dei primi del ‘500 della Madonna con Bambino.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Prima di tale epoca, un membro della famiglia Papio Dragoni faceva parte dei “vergognosi”, ovvero l’elenco dei poveri di allora. Tuttavia, con l’attività di speziali e pizzicagnoli, intrapresa per primo da Stefano di Giovanni di Papi di Bartolo intorno al 1517, la famiglia poté permettersi anche altri possedimenti a porta S. Giovanni, a Porta Travaglio e su piazza della Pieve. Durante il XIX secolo, il palazzo subì rimaneggiamenti come il rifacimento della facciata, intorno al 1745, costituita dalla particolare presenza di 30 finestre, la costruzione del lungo balcone che attraversa tutto il primo piano, costruito per volere della famiglia Panichi, succeduta ai Taddeucci, e cambiandone la conformazione secondo l’attuale aspetto. Più che per gli aspetti architettonici, il palazzo è importante per il ruolo che ha svolto per la città dal 1712, in quanto ha ospitato l’Accademia degli Infecondi, fondata da Giuseppe Bianchini, letterato canonico, accademico della Crusca. Inizialmente si trattava di un circolo letterario sorto per offrire ai “cittadini”, come si diceva all’epoca per indicare il ceto borghese ricco, un luogo di ritrovo, in cui, secondo alcune testimonianze, si arrivò a spendere anche 100 milioni di lire a notte.

Fantappiè, 1983

Con il tempo, l’attività letteraria subì un declino e lasciò spazio al Casino dei cittadini, sezione ricreativa del circolo che organizzava balli e feste, dal quale deriva il nome dello stretto vicolo retrostante il palazzo, oggi ospitante i retrobottega o accessi ai garage per le residenze.

L’ultima famiglia che lo ha abitato era la famiglia Ciabatti, dopo questa è stato frazionato internamente in più residenze e al piano terra presenta, ad oggi, diversi negozi e un bar.

(foto R.Betti / G.Guanci "Prato in piazza") Prato Scomparsa/facebook

Archivio Ranfagni, 1966, La Vecchia Prato/facebook

BIBLIOGRAFIA:

1. A.Ciampolini, Dall'Accademia degli Infecondi alla Società dei Misoduli, in Prato Storia e Arte n'22, Fondazione CR Prato, 1968.
2. R. Fantappiè, Il bel Prato. Ritratto di Prato, città d'arte con la guida delle memorie storiche di Luigi Fontanelli (1855), vol. 1, Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, 1983.
3. C.Malaparte, Maledetti Toscani, Mondadori, 2001.

4. Pratesi F., 1880-1899: Prato – Giochi nella Società dei Misoduli, 2014

5. Fasano Guardini E., Braudel F. (a cura di), Prato storia di una città 2, un microcosmo in movimento (1494-1815), Le Monnier, Firenze, 1986

6. E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968.

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SITOGRAFIA:

1. http://www3.provincia.prato.it/w2d3/internet/view/provprato/internet2/ index.html?fldid=358

2. http://www.welcome2prato.com/2009/05/palazzo-dragoni-30-finestre-sul -duomo.html

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