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PALAZZO ALBERTI

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L’antico palazzo degli Alberti, che si trova in via degli Alberti n. 2, fu costruito nel XI sec. (Fantappiè 1983) e voluto da un ramo cadetto della famiglia degli Alberti - che nel XIV secolo chiesero di esser fatti terrigeni e castellani di Prato - (Fiumi, 1968). "Nel 1092 abitavano in questo palazzo la contessa Lavinia, moglie del conte Alberto di Mangona, e la contessa Sofia, moglie d'un altro conte dei conti Alberti"[1] e la famiglia con le sue discendenze continuarono ad abitarvi e fare del palazzo residenza propria fino al passaggio alla famiglia Magini e, successivamente, nel XVIII secolo, alla famiglia dei Conti Bardi (Meoni 1980, Repetti 1833-1835): "I figli del conte Carlo avevano due case: una, dove abitavano, tra l'Aiale e via dell'Altopascio (è evidente che è  il casone detto degli Alberti, ora sede della Cassa di Risparmio), l'altra all'arco di S. Francesco, già dei Latini [...]. Anche nella decima del sec. XVIII il conte Carlo del conte Piero denunzia una casa all'Aiale [...]"[2].

Prima di essere abitato dai Bardi la struttura subì, tra il XV e il XVI secolo "una notevole ristrutturazione [...] seguendo una tipologia vicina a esempi di Michelozzo e Bernardo Rossellino, abbastanza diffusa anche nel territorio pratese: tamponati i loggiati, al piano terreno vennero aperte finestre rettangolari con mostra sagomata in arenaria [...]".[3] Era questo, infatti, il periodo della chiusura dei loggiati a pian terreno perchè il tener bottega e il lavoro all’aperto, che prima si esercitavano sotto i porticati, erano visti come aspetto limitante nel riconoscimento della nobiltà.

Ai Bardi si succedettero i Guicciardini fino alla fine del XVIII secolo e subito dopo gli Zannoni, che ospitarono al piano terra del palazzo la sede della tipografia Aldina (Fantappiè, 1983), proprio durante il florido periodo di “Prato città delle stamperie”.

L’ultimo passaggio di proprietà avviene il 17 giugno del 1870 con la proposta, da parte della Cassa di Risparmio di Prato, dell’"[...] l'acquisto del «Casone», antico palazzo detto degli Alberti, di proprietà degli eredi Zannoni: lo stabile, avente una rendita lorda annua di 1700 lire veniva venduto per quaranta mila lire, somma che dallo stesso Rocchi era ritenuta spoporzionata al reddito."  Il Consiglio incarica così il Rocchi di preparare un "progetto di riduzione del detto stabile in quella parte necessaria per l'uffizio della Cassa"[4]. Dopo alcune trattative col sig. Canocchi -mandatario degli eredi Zannoni- il "Casone" viene acquistato per 34.000 lire con la proposta del progetto di riduzione e restauro del sig. Rocchi.

Le ultime ristrutturazione risalgono al 1870-1872 in concomitanza del passaggio di proprietà alla Cassa di Risparmio di Prato: "[...] veniva approvata una proposta del segretario Gaetano Guasti intesa ad affidare al Rocchi l'incarico di redigere «un progetto di riduzione e restauro dell'intero stabile, detto il Casone, non escluso le facciate, inde poter ricavare dal medesimo quella maggiore rendita che sarà possibile». Il Rocchi presentava il progetto di restauro [...]; la Società approvava però solo la riduzione e non «l'ingrandimento" della fabbrica, sulla quale si riservava di decidere in seguito.»"[5]  

Il restauro e la riduzione, che riguardavano il pian terreno e il primo piano, terminarono nell'estate del 1871 con una speso di 9.143 lire e furono eseguiti anche altri lavori di riduzione e rialzamento dello stabile, con l’intento di renderlo più  renderlo più uniforme. Si sentì, infine, la necessità, a scopo di decoro, di "togliere uno sconcio che, nelle vicinanze del palazzo, deturpava la fabbrica: si trattava di un «angolo esistente presso lo stabile acquistato dalla Cassa» adibito ad orto, e che era «un fomite d'immondezze». Era proprietario di quell'orto e di uno stabile contiguo il can. Fortunato Tempesti [...]; col tempo, si era deciso a vendere lo stabile e alla Cassa se ne presentava utile l'acquisto [...] «anche per togliere quell'angolo che deturpa la nostra fabbrica»".[6]

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Oggi il palazzo è ancora sede della banca e ospita una galleria d'arte che occupa un’ampia superficie al primo piano dell’edificio. Il museo conserva un nucleo di arte fiorentina barocca, una serie di rilievi dello scultore neoclassico pratese Lorenzo Bartolini e alcuni capolavori assoluti come i dipinti di Filippo Lippi, Giovanni Bellini, Caravaggio. La raccolta di opere di Cariprato è venuta costituendosi in virtù degli acquisti effettuati dalla Banca pratese nel corso degli anni e, in particolare, dopo la Seconda Guerra Mondiale (turismo.intoscana.it).

L’architetto Claudio Cerretelli descrive come "Il grande edificio costituiva già nel XIII secolo una dimora magnatizia di notevoli dimensioni, come mostrano gli ampi loggiati, ora tamponati, e i resti di aperture in alberese al piano superiore, ed era formato da due corpi principali che si disponeva in posizione non rettilinea per adeguarsi alla curva della strada; [...] L'edificio conserva ancora l'aspetto tardo quattrocentesco, anche se nella seconda metà del Novecento sono stati rimesse in vista le tracce della precedente struttura. Il fianco su via dell'Altopascio ripete nella parte verso l'angolo (dove è uno stemma dei Bardi, di gusto cinquecentesco ma probabilmente rifatto in stile) cinque assi di finestre simili a quelle in facciata e due arcate di loggia di loggia duecentesca, tamponata. La zona seguente è quella ricostruita nel 1872-73 su progetto di Fortunato Rocchi (con otto assi di aperture rettangolari)".

note:

[1] R. Fantappiè, Il bel Prato. Ritratto di Prato città d'arte con la guida delle memorie storiche di Luigi Fontanelli (1855), vol. 1, Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, 1983, pg 275.

[2] E. Fiumi, Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Firenze, Leo S. Olschki editore, 1968, pg 253.

[3] C. Cerretelli, Prato e la sua provincia, Giunti editore, Prato, 2003, p. 104-105.

[4] F.De Feo, A. Giuseppucci, La cassa di risparmi e depositi di Prato: dalla costituzione allìautonomia 1830-1883, Edizioni cassa di risparmi e depositi, Prato, 1980, pg 57-63.

[5] Ibidem.

[6] Ibidem.

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BIBLIOGRAFIA:

1. C. Cerretelli, Prato e la sua provincia, Giunti editore, Prato, 2003.

2. F. De Feo, A. Giuseppucci, La cassa di risparmi e depositi di Prato: dalla costituzione allìautonomia 1830-1883, Edizioni cassa di risparmi e depositi, Prato, 1980.

3. R. Fantappiè, Il bel Prato. Ritratto di Prato, città d'arte con la guida delle memorie storiche di Luigi Fontanelli (1855), vol. 1, Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, 1983.

4. Enrico Fiumi, Demografia, movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Firenze, Leo S. Olschki editore, 1968.

5. A. Meoni, La città nel salvadanaro: un secolo e mezzo della cassa di risparmi e depositi di Prato, Nardini, Firenze, 1980.

6. E. Repetti, Dizionario Geografico, fisico e storico della Toscana, autore ed editore, Firenze, 1833.

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SITOGRAFIA:

1. http://www.geoplan.it/luoghi-interesse-italia/monumenti-provincia-prato/cartina-monumenti-prato/monumenti-prato-palazzo-degli-alberti.htm

2. http://guide.travelitalia.com/it/guide/prato/palazzo-degli-alberti-prato/

3. http://www.musei.provincia.prato.it/tsc.it/cgi-bin/op.cgi-d=prato&tpl=Raccolte-Detail.tpl&a=Data-1&d_pnid=&d_cls=collezioni_museali&d_cid=2.htm

4. http://www.musei.provincia.prato.it/tsc.it/cgi-bin/op.cgi-d=prato&tpl=Raccolte-Detail.tpl&a=Data-1&d_pnid=&d_cls=collezioni_museali&d_cid=2.htm

5. http://www.turismo.intoscana.it/site/it/elemento-di-interesse/La-Galleria-degli-Alberti-di-Prato/

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