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PALAZZO VERZONI

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Il palazzo Verzoni Bizzocchi (poi Muzzarelli nell’Ottocento) di via S. Trinita è una dimora patrizia appartenuta attraverso i secoli a diverse famiglie pratesi.    L’aspetto si deve a lavori condotti dai Pesci nel Cinquecento, poi dai Miniati, nel seicento; gli intonaci coprono però una notevole struttura di origine medievale dell’edificio.

La facciata conserva un aspetto cinquecentesco, modificato al piano terreno, scandito da sette assi di aperture su tre piani: al centro è il portale centinato cinquecentesco con lo stemma della famiglia Pesci nel concio in chiave, e cinque finestre inginocchiate con timpano spezzato; una sesta è trasformata in portalino.

L’edificio fu trasformato circa nel 1627 dal cav. Prospero Miniati che fece chiudere, per eliminare ogni contaminazione mercantesca, le arcate in laterizio impostate su pilastri a bozze d’alberese del piano terreno. Quel portico, che correva lungo tutta la facciata, doveva completare la splendida sequenza parietale duecentesca formata dall’attigua casa-torre e dalle grandiose arcate, affioranti sotto gli intonaci barocchi, del vicino palazzo Migliorati[1]. Sul portale sporge un balcone forse settecentesco, mentre le finestre centinate del primo piano (XVI secolo), poggianti su un marcadavanzale, hanno mostra in pietra sagomata (simili quelle del sottotetto).

 

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Nel Settecento i Verzoni (in certi tempi avevano altri cognomi anche schieri (da Schiere), Luparelli (da Luparello) e Serotti (da ser Otto), cui pervenne il palazzo, impinguati anche dell’eredità del conte Giuseppe Maria Casotti, arricchirono lo scalone di una sontuosa decorazione pittorica, di una ringhiera in ferro e bronzo cesellato e di una statua di Diogene entro una nicchia con stemma inquartato, che reca l’arme e, in alto, la corona comitale dei casotti insieme con l’impresa dei Verzoni. L’ariosa loggetta cinquecentesca e le stanze al piano nobile furono ornate di decorazioni murali.

Altre decorazioni ornano le sale del primo piano, nelle quali restano alcuni portali in arenaria, cinquecenteschi e fregi settecenteschi con gustosi paesaggi entro medaglioni.

Una struttura di collegamento tra due corpi dell’edificio è coronata da una loggetta tuscanica del tardo Cinquecento con copertura lignea, la quale si affacciava sul cortile, con porticato tuscanico del Cinque-seicento, le cui arcate sono state recentemente riaperte[2].

L’oratorio dedicato a S. Maria Maddalena era annesso al palazzo Verzoni-Salviati di via dell’Appianato nella cura di S. Donato.

La famiglia dei Verzoni si estinse intorno al 1685[3].

Oggi è sede dell’unione Commercianti di Prato.

Fantappiè,1983,p. 152

Fantappiè,1983,p.149-153

note:

[1] R. Fantappiè, Il bel Prato. Ritratto di Prato, città d'arte con la guida delle memorie storiche di Luigi Fontanelli (1855), vol. 1, Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, 1983.(P.153)

[2] C.Cerretelli, Prato e la sua provincia, Edizioni Giunti, Agenzia per il turismo di Prato, 2003 (p.96)

[3] E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968. (pp. 499-501)

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BIBLIOGRAFIA:

1. F.Braudel, Prato, Storia di una città, tutti i volumi, Le Monnier, Firenze, 1986-97

2. C.Cerretelli, Prato e la sua provincia, Edizioni Giunti, Agenzia per il turismo di Prato, 2003

3. E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968.

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Centauro, 2007

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