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UN PO'DI STORIA

DALLE ORIGINI ALLO SVILUPPO E LA DEFINIZIONE DEI PRIMI CARATTERI URBANI DEL XIII SECOLO

 

Le prime tracce dell’uomo sul territorio circostante l’attuale città di Prato risalgono al Paleolitico e sicuramente abitata, in un periodo successivo, dagli Etruschi, come testimoniano alcuni rinvenimenti di una domus sviluppata sul modelle delle ville pompeiane.  In seguito la piana fu abitata dai Romani: un centro abitato nella posizione dell'odierno nucleo storico di Prato si andò formando presumibilmente in età imperiale, lungo assi trasversali che collegavano tra loro differenti percorsi subappenninici tra Firenze e Pistoia, paralleli al tracciato della via Cassia, che correva forse poco a sud dell’attuale città. Tuttavia poche sono le tracce di insediamenti umani di quell'epoca.

 

Nell'Alto Medioevo la zona venne occupata da Longobardi e Bizantini, ma la storia di Prato vera e propria è testimoniata a partire dal X secolo, quando si hanno notizie dei due villaggi distinti di Borgo al Cornio  - sorto intorno alla chiesa di S. Stefano - e di Castrum Prati - abitazione dei Conti Alberti -. Intorno al Mille, quindi, il centro era composto dal borgo e da due nuclei fortificati, uno a nord, presso la riva del Bisenzio e la chiesa di S. Stefano - che si fuse molto presto con Borgo al Cornio -, e uno a sud, il castello dei conti Alberti (treccani.it). Quest'ultimo attrasse nei decenni successivi numerosi abitanti, che vi affiancarono un castrum ben fortificato che prese nome dal prato che lo circondava, estendendosi sino a essere separato dal borgo unicamente dalle mura e dal loro fossato. La definitiva fusione dei due centri e il decadimento, sull'opposto lato settentrionale del borgo, del nucleo fortificato che vi sorgeva, dettero vita all'odierna città, racchiusa da mura ad andamento irregolare.

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Prato sconfigge Pistoia alla fine del XII secolo e diventa un libero Comune nel 1140. Il successivo sviluppo economico dovuto al diffondersi delle attività manifatturiere, e in specie alla produzione e al commercio dei panni di lana, comportò, tra il Duecento e l'inizio del Trecento, una sensibile dilatazione del nucleo primitivo lungo le principali direttrici, che condusse alla definitiva conformazione del centro urbano, sancita dalla costruzione di una nuova cerchia muraria (treccani.it). Dalla seconda metà del XII secolo si assiste, così, alla definizione di Prato quanto agglomerato urbano con la costruzione di torri, case torri e alcuni palazzi: “Le costruzioni in pietra rispecchiavano innanzi tutto il rango più elevato dei ceti “cittadini” e si presentava sotto due forme principali, cioè le torri, turris, e le dimore ad un piano nobile rialzato con il pianterreno adibito a fondaco, le domus. La domus sono talora circondate da un appezzamento di terreno verde e da edifici minori; la fronte che guarda la via publica è spesso aperta da un apotheca, il fondaco e il banco di presto” (Braudel, vol.1*, pg 120).

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E’ questo un periodo che segna, infatti, la fine del successo di molte famiglie e l’affermazione e arricchimento di altre: anticamente le famiglie ricche locali trovarono fortuna nelle proprietà terriere e nei vasti latifondi fuori la città o tramite il possedimento di titoli e cariche quali i notai e i giudici. Dal 1100 inizia questa lenta sostituzione e la ricchezza delle famiglie comincia a derivare dal commercio e dall’artigianato che piano piano prende piede con un boom alla fine del Duecento.

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Dal punto di vista politica si assiste ad un passaggio da una fase consolare, iniziata con la definizione comunale di Prato, alla formazione delle corporazioni autonome delle Arti, che divennero importanti organi di pressione politica.

Questa incessante crescita urbana porta nel 1329 alla costruzione della terza e ultima cerchia muraria, terminata solo poi nel 1384, che avrebbe compreso ampi spazi. Tuttavia, l’inizio di un periodo di forte crisi demografica ed economica - carestie e pestilenze - e la perdita dell’autonomia politica con l’assoggettamento a Firenze nel 1351 non permise di riempire quegli spazi vuoti dentro le nuove mura (Braudel, vol.1*).

IL XIV E IL XV SECOLO: DA UNA STRUTTURA URBANA VERTICALE AD UNA ORIZZONTALE

 

Tra il 1300 e il 1400 si assiste, quindi, ad una generale crisi e ad un ristagno economico. La pressione fiscale fiorentina contribuiva ancor di più alla depressione economica e lo spostamento delle principali attività manifatturiere a Firenze provocò una contrazione della qualità e della quantità delle attività. La fonte principale di reddito continuò ad essere, comunque, la lavorazione e l’arte della lana (Braudel, vol.1*).

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Dal punto di vista urbanistico ed edilizio si denotano molti casi di modifiche e accorpamenti di strutture preesistente: torri e case torri, nate precedentemente a scopo difensivo e costruite in pietra alberese vengono ampliate in mattoni e le sale interne adattate ad uno stile di vita più confortevole - invece di avere piani stretti collegate da scali gli spazi interni venivano un allargati così da avere più spazio e respiro -. Insieme agli ampliamenti iniziano a costruirsi i loggiati lungo facciata - la casa torre medievale aveva invece l’ingresso ad un piano rialzato - per la pratica della professione, attribuendo al pianto terra funzioni di fondaci e bottega. Tutto questo dimostra come lo svilupparsi delle arti influisse sull’assetto urbano ed edilizio della città e di come, mancando una precisa identità cittadina e una gestione autonoma dell’urbanistica, il privato cittadino dava luogo a trasformazioni e modifiche al termine delle quali iniziavano a crearsi strutture che nei secoli successivi presero poi le connotazioni di veri e proprio palazzi nobiliari (Braudel, vol.1*). Questa attenzione verso l’esistente si esterna anche con interventi su spazi pubblici tramite la partecipazione di privati che si impegnavano a costruire o a riqualificare l’edilizia abitativa circostanti aree importanti (Braudel, vol.1*). La costruzione della piazza del Duomo tra il 1296 e il 1336 ne è un esempio: l’intervento prevedeva donazioni di lotti di terreno per la costruzione di edifici che ne qualificassero lo spazio che si concluse con la costruzione di un perimetrazione completamente loggiata.

Dalla seconda metà del 1300 si assiste, quindi, ad un graduale passaggio da una struttura urbana verticale e compatta - tipica della città medievale - ad una orizzontale con coperture a falde e ampi spazi dedicati a giardini - preceduti da numerose demolizioni -.

In questo periodo, però, la mancanza di veri e proprio palazzi signorili si spiega con il fatto che Prato a quel tempo non era città ma Terra assoggettata, inoltre, al dominio fiorentino. Quindi, a differenza di molte città vere e proprie, la nobiltà locale - azzardato anche chiamarla così perchè non se ne era formata una vera e propria - prendeva casa a Firenze e desiderava riconoscimento attraverso la cittadinanza fiorentina. Uno dei pochi esempi di Palazzo strutturato in quanto tale era Palazzo Datini che era già prima di allora molto importante e che aveva ospitato Luigi d’Angiò nel 1303 nel periodo in cui il territorio pratese era sottomesso alla signoria degli Angiò di Napoli.

A Prato, esempi di palazzi quattro-cinquecenteschi si possono individuare in palazzo Novellucci e palazzo Inghirami. Unici edifici riconosciuti come “palazzetti” - struttura che riprendeva i palazzi fiorentini -.

DALLA FINE DEL XV AL XVIII SECOLO: DA TERRA A CITTA' E AFFERMAZIONE DI UN CETO NOBILIARE LOCALE

 

Con l’istituzione del Granducato di Toscana - stato indipendente dal 1569 al 1859 - e l’affermarsi della famiglia Medici - Cosimo I fu il primo granduca - l’elemento che influenzò maggiormente la vita cittadina e le trasformazioni urbanistiche del periodo fu il rapporto che le famiglie nobili dovevano creare con la Corte. Diviene ora importante, oltre che avere casa a Firenze, una residenza nella propria città a dimostrare la presenza, la ricchezza e l’importanza della famiglia. La benevolenza della Corte è importante e vengono riconosciuti i titoli di nobiltà. a cui seguiranno poi gli stemmi delle famiglie visibili sopratutto sulle facciate dei palazzi.

 

Era solito in questo periodo che se una famiglia otteneva il titolo di nobiltà si accingeva ad apportare modifiche e trasformazioni al palazzo di proprietà.

Le abitazioni delle grandi famiglie pratesi, tuttavia, avevano l’aspetto di  “palazzotti” più che palazzi, scriverà Giovanni Miniati alla fine del ‘500, “case comode e buone”, con strutture improntate più alla ricerca della comodità che al culto del lusso e dell’ostentazione; più a valori mercantili che nobiliari (Braudel, vol. 2*)

La vita delle famiglie rimane infatti molto sobria. Il lusso e la sua manifestazione non era permesso dagli statuti - perchè considerato destabilizzante dal punto di vista sociale -: alcune leggi suntuarie litimavano il numero di portate nei banchetti, le manifestazioni del lutto durante le fasi di epidemie così come la ricchezza delle vesti.

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Tra il Quattocento e il Cinquento si assiste alla chiusura dei loggiati e alla costruzione, dei “palazzetti”: il tener bottega e il lavoro all’aperto era visto come aspetto limitante nel riconoscimento della nobiltà. La famiglia, che doveva dimostrare di poter sopravvivere solo grazie le proprie rendite, continuava comunque ad esercitare la propria arte ma senza esternarla in strada in quanto aspetto meno qualificante. La prato cinque-seicentesca rivela, inoltre, senza dubbio una netta diminuzione delle botteghe centrali dell’arte della lana ed un ridimensionamento delle attività industriali (Braudel, vol. 3).

A metà del 1600 dopo secoli di di sognata autonomia venne istituita la diocesi di Prato, limitata però alle sole parrocchie all’interno delle mura trecentesche. Pochi giorni più tardi il Granduca promuoveva l’antica Terra di Prato al rango di Città. (diocesiprato.it)

Interventi urbanistici interessanti alla fine del XVII secolo riguardano la costruzione delle Case Nuove sul Mercatale, che sono il primo accenno di una progettazione che si avvicina al concetto di Edilizia Economica e Popolare, con una distribuzione interna degli appartamenti serviti da scale comuni. Questa struttura ospiterà poi il collegio Cicognini e la parte centrale diventerà un palazzo nobiliare.

IL XVIII E L’INIZIO DEL XIX SECOLO: LE INFLUENZE URBANE DELLA NASCENTE “BORGHESIA”

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Grazie alla presenza di alcuni centri culturalmente elevati - il seminario vescovile, il convitto Cicognini, la biblioteca Roncioniana - inizia a formarsi un ceto sociale mercantile colto e arricchito grazie all’artigianato.

Questa nascente borghesia, anche se proprio borghesia non si può definire, dall’ultimo quarto del  XVIII secolo inizia ad acquistare vecchie abitazioni e ad ampliarne gli spazi interni, spesso anche aggiungendo piani. Nell’organizzazione interna delle strutture, in questo periodo, si tende ad imitare in parte quella dei palazzi nobiliari ma apportando modifiche finalizzate ad una maggiore comodità. Il salone a doppio volume di palazzo Banci Bonamici, per esempio, con la precedente funzione di sala da musica, non viene riproposto. Rimangono comunque presenti ampie sale ma con un’estensione più contenuta.

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Questi sono i secoli in cui l’arte tessile inizia a strutturarsi come industria e le arti si affinano su diversi punti di vista: nascono anche tante tipografie - tantochè Prato viene qui definita come la città delle stamperie - che si occuperanno della duplicazione di testi molto importanti - tra cui alcuni di Winckelmann e Leolopoldo Cicognara -, le cui edizioni sono ancora oggi riconosciute come le più pregiate.

Il fermento culturale è alto e lo svago e i divertimenti cittadini iniziano a non essere più unicamente affare dei nobili: nasce, infatti, il teatro Metastasio di stampo borghese in netta contrapposizione al teatro dei Semplici, accessibile solo ai ceti sociali più alti.

Le vecchie famiglie nobiliari iniziano ad essere soggette, in questo periodo, ad un progressivo indebolimento in città.

Il XIX e il XX SECOLO: L’ASCESA DEL PROGRESSO

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L’ industria tessile continua a crescere e svilupparsi sempre di più e ogni spazio diventa utile alla fabbricazione di stracci: le strutture del centro si trasformano in luoghi di esercizio di quest’arte, compresi i piani terra di alcuni palazzi signorili.

Dal primo Novecento lo sviluppo urbano avviene sopratutto al di fuori della città, andando a inglobare le frazioni limitrofe.

A metà del XIX secolo, con la costruzione della stazione Maria Antonia - attuale Porta al Serraglio -, viene aperta via Magnolfi, creata tagliando conventi e strutture annesse - giardini e spazi verdi -. Le facciate laterali della strada presentano una serie di edifici stretti e profondi con un’edilizia di fine ‘800 con richiami rinascimentali.

Nella fase più recente del XX secolo all’interno del centro si parla quasi unicamente di restauro, mentre fuori le mure la città continua ad espandersi a macchia d’olio e, sopratutto nel dopoguerra, le periferie diventano luoghi per il posizionamento di strutture industriali (Braudel, vol. 4).

BIBLIOGRAFIA:

1. G. Cherubini, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Ascesa e declino del centro medievale (dal Mille al 1494), vol. 1*, Le Monnier, Prato, 1991.

2. G. Cherubini, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Ascesa e declino del centro medievale (dal Mille al 1494), vol. 1**, Le Monnier, Prato, 1991.

3. E. Fasano Guarini, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Un microcosmo in movimento (1494-1815), vol. 2*, Le Monnier, Prato, 1986.

4. E. Fasano Guarini, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Un microcosmo in movimento (1494-1815), vol. 2**, Le Monnier, Prato, 1986.

5. G. Mori, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Il tempo dell’industria (1815-1943), vol. 3, Le Monnier, Prato, 1988.

6. G. Beccatini, a cura di, F. Braudel, sotto la direnzione di, Prato storia di una città. Il distretto industriale (1943-1993), vol. 4, Le Monnier, Prato, 1997.

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SITOGRAFIA:

1. http://www.diocesiprato.it/storia-della-diocesi/

2. http://www.toscanatour.eu/prato/storia.php

3. http://www.treccani.it/enciclopedia/prato_(Enciclopedia-dell'-Arte-Medievale)/

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