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PALAZZO BANCI-BUONAMICI

Palazzo Banci Buonamici Prato

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Palazzo Banci Buonamici, da non confondere con Palazzo Buonamici che si trova su Via Cairoli in angolo con Via Pugliesi, si mostra composto da "due nuclei principali (...): il primo nucleo, detto palazzo Buonamici, è in angolo di via Cairoli (poi riunito al secondo nucleo nel 1787 quando passerà tutto ai Buonamici). Il secondo nucleo è quello appunto su via Ricasoli, detto Palazzo Banci Buonamici recentemente divenuto sede della Provincia di Prato"[1].

 

 

 

 

 

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La storia del palazzo comincia dai Guazzaloti esponenti dell'aristocrazia guelfa, proprietari anche delle famose cave del marmo verde di Figline, ma il complesso prende nome dalla famiglia che alla fine del Settecento unificò i due edifici principali[2]. "In quest'area già nel XII secolo si elevavano le ampie dimore dei Guazzalotti, banchieri e mercanti, una delle più potenti famiglie pratesi dell'epoca, che giunse in pratica ad avere, per breve tempo, la signoria della città, intorno al 1341"[3]. Questa presenza dei Guazzalotti è testimoniata anche dal ritrovamento di una base di torre, "forse dell’XI secolo, nel giardino del palazzo: una poderosa torre rettangolare che sottolineava con la sua altezza il potere della famiglia che vi abitava, i Guazzaloti, testimonianza del nucleo originario di Borgo al Cornio e di tutta la Prato medievale"[4].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sempre in rimando alla presenza di una delle più aniche e importanti famiglie medievali di Prato, "si noti il prospetto su via Cairoli, (...) conserva nella zona verso piazzetta Buonamici (o delle Bigonge) le tracce dell'antica loggia dei Guazzalotti, in particolare il pilastro di un loggiato realizzato a fasce alterne di alberese e serpentino verde, unico esempio nell'architettura civile cittadina del Medioevo (forse un uso legato al fatto che i Guazzalotti erano proprietari di cave di marmo verde sul Monteferrrato)"[5].

Il primo nucleo, in angolo con via Cairoli, passò dai Guazzalotti allo spedale della Misericordia, quindi ai Benamati; da questi lo acquistarono nel 1569 i Buonamici, ricedendolo però nel Seicento dopo una controversia con lo spedale. Passato ai Verzoni, pervenne in eredità ai Salviati nel Settecento, per poi tornare ai Buonamici col contiguo palazzo su via Ricasoli (1787)[6]. Fu anch'esso (il secondo nucleo ndr) proprietà dei Guazzalotti e subì un'imponente ristrutturazione quando passò ai Verzoni nel Seicento. Con l'estinzione della famiglia il palazzo fu ereditato dai Salviati, dai quali fu venduto, nel 1787, ai Buonamici[7].

In tempi a noi decisamente più recenti è degno di nota il "coraggioso intervento di recupero, progettato dagli architetti Paolo Paoletti e Valerio Biagini, che ha puntato prima di tutto a ritrovare l'identità del palazzo, un'identità andata perduta con un impietoso intervento di ristrutturazione avvenuto negli anni Cinquanta (ad opera di una banca)"[8]. "Un restauro che è il frutto dell'impegno di molti, prima di tutti del presidente Mannocci, e poi degli assessori Favi e Pini, che in tempi diversi hanno seguito i lavori, e dell'ingegner Aldo Ianniello che li ha coordinati per conto dell'ente"[9].

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Per ciò che riguarda invece la storia delle famiglie coinvolte nella storia del palazzo, in particolare la famiglia Buonamici, si rimanda a ulteriori informazioni nel testo E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968, (pp 325 327).

note:

[1] Cit. C. Cerretelli, Prato e la sua Provincia, Giunti Editore, 2003 (pp 77-78).

[2] Cfr. http://www3.provincia.prato.it/w2d3/internet/view/provprato/internet2/index.html?fldid=865 con fonti del Cerretelli.

[3] Cit. C. Cerretelli, Prato e la sua Provincia, Giunti Editore, 2003 (p 77).

[4] Cit. ibidem.

[5] Cit. C. Cerretelli, Prato e la sua Provincia, Giunti Editore, 2003 (pp 77-78).

[6] Cfr. Ibidem.

[7] Cfr. http://www3.provincia.prato.it/w2d3/internet/view/provprato/internet2/index.html?fldid=865 con fonti del Cerretelli.

[8] Cit. Ibidem p 78.

[9] Cit. http://www3.provincia.prato.it/w2d3/internet/view/provprato/internet2/index.html?fldid=865 con fonti del Cerretelli.

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BIBLIOGRAFIA:

1. C. Cerretelli, Prato e la sua Provincia, Giunti Editore, 2003.

2. R. Fantappiè, Il bel Prato. Ritratto di Prato, città d'arte con la guida delle memorie storiche di Luigi Fontanelli (1855), vol. 1, Cassa di Risparmi e Depositi di Prato, 1983.

3. E.Fiumi, Demografia movimento urbanistico e classi sociali in Prato dall'età comunale ai tempi moderni, Leo S. Olschki editore, 1968.

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SITOGRAFIA:

1. http://www3.provincia.prato.it/w2d3/internet/view/provprato/internet2/index.html?fldid=865

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